Il concetto di soglia anaerobica nasce nel lontanissimo 1959 ad opera del fisiologo tedesco Wildor Hollmann, il quale sostenne che, se si eseguiva un lavoro a carichi crescenti, nella prima fase, cioè a carichi bassi, l’energia prodotta era di origine aerobica, derivante dalla combustione di zuccheri e grassi. Successivamente, all’aumentare dell’intensità di lavoro, per sopperire al fabbisogno di energia, l’organismo utilizzava in maniera crescente le fonti anaerobiche, producendo acido lattico.

Quindi la formazione di acido lattico era associata all’attivazione del metabolismo anaerobico.

La Soglia anaerobica rappresenta quindi quel punto di demarcazione fra esercizio moderato ed intenso.

Oltre questo punto la produzione di anidride carbonica (CO2), la ventilazione (atti respiratori al minuto), ed il livello di acido lattico prodotto crescono rapidamente.

La Soglia anaerobica è una stima della capacità di sostenere un esercizio prolungato. Il suo valore indica la massima intensità di esercizio corrispondente ad un livello costante nella concentrazione ematica di lattato (circa 4mmoli/litro).

Conoscere la propria Soglia anaerobica significa avere a disposizione un parametro molto importante per programmare gli allenamenti.

  • Nel caso di ripetute veloci l'intensità consigliata è quella compresa fra la frequenza cardiaca di Soglia anaerobica più o meno il 3%.
  • Nel caso di corsa continua a ritmo medio, la velocità sarà invece compresa fra il 90% ed il 94% della FC di soglia.
  • Il fondo lento dovrà invece essere svolto a frequenze cardiache comprese tra l'80 ed il 90% della Soglia anaerobica.

Per allenare la soglia è necessario lavorare proprio in questa specifica zona quindi, se utilizzate il cardiofrequenzimetro, tra il 98 e il 102% della frequenza di soglia stessa.
Se non conoscete con precisione il vostro valore di soglia, potete fare riferimento ad una zona di lavoro da collocare tra l’87 e il 93% della frequenza cardiaca massima, anche se in questo caso si tratta di un valore stimato.